Sono stato estremamente fortunato a trovarmi a Venezia nel settembre del 1992 mentre era in corso al Museo Correr la mostra Antonio Canova. Lo stesso Museo rappresenta un esempio di progettazione e costruzione maestosi, caratterizzato da ampi saloni, colonne e stanze – solide superfici di pietra, marmo e stucco – idealmente adatto alle sculture in marmo di Canova. Canova (1757-1822) è stato “probabilmente uno dei più raffinati e sicuramente lo scultore più famoso del movimento Neoclassico”.
Con le proprie radici nel tardo Barocco e nella Classicismo greco, dal 1800 Canova aveva realizzato opere funerarie commemorative delle figure più importanti del suo tempo (Papa Clemente IV, Maria Cristina d’Austria). I suoi ritratti di membri della famiglia Bonaparte e Borghese dimostrano “ raffinata ricercatezza di concezione, tocco e sensibilità... il risultato di un lungo processo di astrazione dal vigore e dalla passione dei suoi disegni preparatori e degli schizzi: le opere in marmo erano scolpite principalmente dagli assistenti sulla base di modelli in gesso a misura reale..”. Canova è stato profondamente influenzato e ispirato dal credo Neoclassico di Winckelmann che esigeva una “scultura levigata, quieta, dai profili chiusi compatti”. Nato a a Possagno, vicino a Venezia, Canova costruì la propria carriera a Roma, accettando commissioni in tutta Europa.
Canova si ritirò a Possagno dove costruì “una chiesa neoclassica a pianta circolare...[che] fungesse da proprio mausoleo...”. La vicina Gipsoteca Canoviana ospita i suoi disegni e i modelli in terracotta e in gesso. I modelli in gesso vennero costruiti sulla base di disegni realizzati in scala impiantando centinaia di chiodi nel gesso per fornire dei punti di riferimento all’evoluzione dell’opera nel marmo. Il processo che trasforma – dal disegno al gesso al marmo – rispecchiava quella aspirazione del Neoclassicismo di trascendere il puramente funzionale in una ricerca di perfezione, di bellezza ideale. A.M. condivide l’aspirazione di Canova di andare verso lo spirituale oltre le limitazioni fisiche. Canova usava il corpo umano come mezzo di trasformazione allo stesso modo Morucchio usa i modelli di Canova. A.M. ha fotografato i modelli in gesso di Canova nel 1994, attratto dalla loro bellezza e dai punti di riferimento conficcati che appaiono come una rete di punti neri sulla superficie.
Morucchio, Ispirandosi al processo di astrazione e trasformazione di Canova, per mezzo della manipolazione digitale crea una sequenza di immagini che a loro volta sono state ulteriormente trasformate e astratte in sculture di metallo e vetro. Mentre Canova usava i punti nel gesso come un dispositivo pratico per controllare la trasformazione dei suoi disegni in opere marmorea tridimensionale, A.M. usa i punti come principio di un processo di astrazione attraverso il quale egli “ esalta la sensualità fisica e la tensione emozionale”. Il “punto” (di partenza, realizzazione, illuminazione) era presente anche nelle mostre di A.M. tenutesi nel 2003 durante Ten Days on the Island.
In Tasmania come primo artist in residence della Alcorso Foundation presso la Tasmanian Scholl of Art, A.M. ha realizzato tre progetti complementari: Percer Voir, Royal Tasmanian Botanicals Gardens, Eidetic Bush, Plimsoll Gallery e Isola Luminosa, Despard Gallery. Le tre mostre sono la testimonianza dell’impegno che Andrea ha dedicato alla Tasmania e dell’influenza che la Tasmania ha avuto nel suo sviluppo creativo. Le opere in questa mostra rivelano una raffinata sensibilità, concettuale e materiale; luce, ombra, superfici satinate e colore rosso danno origine a forme bidimensionali e tridimensionali ed elaborano il concetto di bellezza idealizzata come omaggio a Canova; allo stesso tempo indicano le direttrici creative di A.M.: la visione, la purezza della percezione, l’uso di tensione e dinamismo e il controllo dell’ immagine fotografica.