Al di là delle intuitive associazioni mentali cui si arriva al soffermarsi di fronte a Cross Shoots, vi sono altre implicazioni, più emotive e storiche, relazionate al contesto in cui questo lavoro è stato forgiato.
Tra le figure geometriche, la croce è il terzo simbolo fondamentale, attestato fin dall'antichità più remota, stabilisce relazioni con gli altri due simboli: l'intersezione delle rette coincide con il centro; si inscrive nel cerchio, lo divide in quattro segmenti; genera il quadrato e il triangolo, quando le sue estremità sono collegate tra loro da rette, forme rettangolari ed ellittiche oltre ad altre figure più complesse.
La scelta di questa forma come ideogramma - cioè che si riferisce a un concetto - e non come simbolo - che si riferisce al contenuto (“Il simbolo è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo” Helgel), rende possibile stabilire legami con una forma astratta e simbolica molto antica, un archetipo che prima del cristianesimo aveva già assunto un significato universale: rappresenta l’unione del cielo con la terra, della dimensione orizzontale con quella verticale, congiunge i quattro punti cardinali ed è usata per misurare e organizzare le piante degli edifici e delle città.
Cross Shoots, in un’ottica differente, si dirige verso i punti cardinali dell’Io ed è base dei simboli d'orientamento: del soggetto in rapporto a se stesso e del soggetto in rapporto ai punti cardinali terreni e celesti, cercando un orientamento che sembra smarrito.
Morucchio si interroga su tali relazioni nel realizzare questo lavoro, per il quale sceglie una tecnica altrettanto antica e ancestrale: sciogliere sabbia e polveri ad altissime temperature per forgiare un vetro nero, denso e oscuro.
L’ambivalenza della lettura di questo lavoro si sviluppa in senso trasversale: già non importa se ciò che quest’opera rappresenta stia cedendo, se si stia disfacendo sotto le pressioni dei simulacri, di quelle apparenze che non rinviano a nessuna realtà soggiacente, che non hanno relazione con qualsiasi realtà di sorta e, ciononostante, risultano vere.
Sia nel caso in cui si stia ricomponendo, sia che stia cadendo del tutto, non è più in grado di dare quell’unità rassicurante che, come simbolo fondamentale, deve infondere; non può più indicare la strada, il nord è falsato. Ci si domanda allora, se esista ancora un simbolo che unisce, protegge, rincuora, oppure se si stanno scomponendo e, crollando, schiacceranno tutto con il peso delle loro macerie.